Teatro de Servi
Di e con Danila Stàlteri
Foto di scena Beniamino Finocchiaro
Dieci anni… sono passati ben dieci anni da quando Danila ha portato in scena per la prima volta questo ricco e articolato travolgente monologo.
Danila in questo spettacolo si mette a nudo, parla del mondo dell’arte di cui fa parte; dei suoi risvolti che un attore esordiente affronta con mille difficoltà nella speranza di raggiungere il traguardo, il successo. Non solo per essere acclamato ed amato dal pubblico, ma anche per vivere del suo lavoro, quel lavoro in cui ha messo l’anima e ogni risorsa perché ci ha creduto fermamente.
Ha dovuto mantenersi con lavori odiosi e mal pagati, ha accettato piccole parti e mandato giù bocconi amari quando si è visto passare avanti chi aveva meno talento. D’altronde, l’Italia non sempre è un paese meritocratico, è ancora molto legato al clientelismo e alla raccomandazione.
Conosco molti attori; alcuni bravi, altri un po’ meno, altri grandiosi, non ancora scoperti da importanti produzioni o dal pubblico.
Ci sono cresciuto insieme, in questi anni in cui ho scritto per loro e di loro; li ho visti crescere, apparire in pubblicità, in piccole parti in fiction o film e sono sicuro che non avrebbero sfigurato nel ruolo del protagonista invece di venir relegati a qualche battuta.
Tutto questo Danila lo racconta con una comicità che ha anche delle sfumature nostalgiche, con picchi di pungente rivalsa su personaggi di dubbia moralità e capacità che ha incontrato nella sua vita artistica.
Devo dire che questa proposta riesce non solo a darci un quadro chiaro della situazione, ma lo fa con classe e grande ironia.
D’altronde, se dopo dieci anni ancora viene richiesto e riempie le sale… È un monologo che racchiude tutta la creatività e la fantasia di questa travolgente artista, che più che con rabbia, ormai solo con un sorriso schernisce efficacemente quelle figure discutibili incontrate sul suo cammino.
Si ride, si ride tanto in questo spettacolo, ma non si può non avvertire quell’amarezza che ormai Daniela ha superato grazie ai suoi successi.
Forse questo spettacolo è stato anche un modo per esorcizzare il dolore degli esordi, o può anche essere letto come una forma di rivalsa, una piccola vendetta su questa vita. Registi saccenti e spocchiosi, insegnanti che si sono spacciati per collaboratori di Stanislavskij e Strasberg, colleghi attori dalle dubbie capacità, platee difficili… ce n’è per tutti!
Danila, tra una risata e l’altra ci svela i retroscena di questo mondo di cui conosciamo solo la parte migliore, quella che ci offre per un’ oretta e mezza in cui ci intrattiene, ci diverte o ci commuove.
Lo fa con intelligente umorismo, risparmiandoci forse i momenti più bui e difficili che ha dovuto attraversare. Ci manda un forte messaggio spronandoci a seguire i sogni come ha fatto lei, stringendo i denti fino alla loro realizzazione, nella vita così come nel lavoro.
Ci racconta dei pregiudizi che ha incontrato, delle difficoltà quotidiane, e lo fa aiutandosi con una serie di personaggi che interpreta via via sul palco, o che ha precedentemente impersonato e che vediamo sui video proiettati alle sue spalle con i quali interagisce divertentemente.
Ospiti autorevoli in questi video sono Fabio Ferrari, Pietro De Silva e Pia Engleberth, che arricchiscono e vivacizzano il racconto attraverso situazioni che paiono paradossali ma che sono invece vere.
Con una tempra invidiabile e una forza inesauribile non ci lascia respiro, e solo alla fine, a freddo, ci farà assaporare il gusto amaro della sua proposta.
Questo monologo conferma le mie aspettative, anzi, mi mostra quella parte dell’artista che mi sfuggiva ma che intuivo attraverso i suoi personaggi.
Alcuni momenti in cui abbandona per qualche istante la comicità sono così intensi e profondi che manifestano inequivocabilmente tutte le sue capacità…
Grande interpretazione, grande intrattenimento, grande artista, gran cuore…
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