TEATROVID-19
Il teatro ai tempi del corona
Attraversando la terza fase
Monologo di Marco Simeoli
Teatro degli Audaci
Chiude con un grande nome la rassegna estiva del Teatro degli Audaci.
Audaci… mai nome è stato più azzeccato!
Flavio De Paola ‘audacemente’ e coraggiosamente ( come anche altri impavidi suoi colleghi del settore), hanno voluto dimostrare che il teatro è vivo riaprendo i battenti nonostante:
restrizioni, paure, mascherine, pubblico limitato, entrate contingentate, sedie distanziate e purtroppo introiti ridotti (ma non le spese).
Questo dinosauro di nome teatro che rappresenta una branca storica dell’arte seppur maltrattato, gode di buona salute grazie alla sua atavica tempra ed all’impegno di questi coraggiosi.
Ironia della sorte durante lo spettacolo è proprio lo stesso Simeoli che misurando a grandi passi il delizioso palcoscenico all’aperto del teatro degli Audaci montato proprio per la rassegna estiva ci dice che: ‘in qusti sette metri di palco possono prendere vita ben 2000 anni di storia del teatro… ‘
Nonostante le difficoltà il teatro per nostra fortuna non si è estinto, malgrado l’età ha dimostrato che è ancora in grado di resistere alle asperità e lo ha fatto ruggendo e mostrando i denti.
I denti che digrignano per lui stasera sono proprio quelli di Simeoli.
Come chiusura di una stagione difficile, il teatro degli Audaci propone proprio lui: Marco Simeoli, della scuola di Gigi Proietti.
Attore, doppiatore, regista, autore, lavora per la televisione, gli spettacoli, le fiction, il cinema, oltre che per il teatro…
Stasera è qui per proporci il suo monologo “Napoli… è ‘na parola.”
È coadiuvato da Andrea Bianchi al piano che tesse un gradevole sottofondo musicale durante l’esibizione, ma anche per dare vita alle canzoni della scuola napoletane dall’ugola d’oro di Daniele Derogatis, che tra uno sketch e l’altro del protagonista, ci presenta dei classici del repertorio partenopeo dimostrando una padronanza invidiabile dietro al microfono.
La sua voce ammalia; ricca di estensione e sapientemente modulata è quella di un artista chiaramente dotato.
Daniele ed Andrea incantano e riempiono con melodia ed emozioni lo spettacolo e i cuori del pubblico presente.
Riuniti sul palco in questo trio abbiamo i degni rappresentanti di: Tersicore, Melpomene ed Euterpe!
Non conoscevo bene Simeoli, se non per averlo visto distrattamente sullo schermo, grazie alle sue frequenti apparizioni.
Chi è del settore conoscendo profondamente le sue doti mi ha invitato ad assistere a questo suo spettacolo.
Cosa c’è di meglio per apprezzare un attore se non il monologo?
Ed eccomi qui tra il pubblico, ansioso di fare questa nuova conoscenza artistica e poter godere di una nuova emozione ed una nuova esperienza che questo mondo del palcoscenico continua generosamente a donarmi.
Da subito è chiaro che sono al cospetto di un professionista dello spettacolo.
Immediatamente con il pubblico presente è subito feeling; un mix di: esperienza, professionalità, passione, notorietà e simpatia, gli permettono immediatamente di instaurare con i presenti un rapporto oserei dire ‘familiare’.
Sembra infatti di essere al cospetto di un amico, che ospitandoci nella sua casa, tra battute, gag, ricordi, aneddoti ci racconta la storia del teatro, delle canzone, del cinema, della poesia napoletana.
Nei suoi succulenti racconti cita mostri sacri come: i due fratelli De Filippo, De Crescenzio, Totò…ma anche poeti e cantanti dell’ area vesuviana, incentrando la serata esclusivamente sul tema della napoletanità.
Simeoli è nato a Napoli e il suo sangue partenopeo si infiamma immediatamente nel raccontarci storie e aneddoti.
Con maestria, nonchalance e una professionalità indiscussa, cavalca tra i Campi Flegrei radunando come si trattasse di un gregge i suoi racconti che riporta a noi da buon pastore della prosa.
Il suo stile ha una forma comica con un forte retrogusto poetico e dallo spiccato sapore campano.
Recita ed interpreta poesie, lancia battute e racconta storielle esilaranti trasformandole in vere e proprie barzellette.
Un ora e mezza di spettacolo in cui Marco passa dall’uso di un italiano impeccabille ad uno stretto dialetto partenopeo, trasportandoci così efficacemente in questa terra dalle forti tradizioni.
Un vero e proprio repertorio creato su fatti e imprevisti divertenti realmente accaduti durante spettacoli, sui set, o nella vita privata di artisti che conosciamo e abbiamo amato.
Non poteva mancare in oltre la citazione dei luoghi legati a questi fatti: i quartieri e le vie di Napoli.
Prendendo posto nei racconti, ci strappano così dalla realtà romana in cui siamo per proiettarci nel capoluogo campano.
Sempre al centro delle storie vi è ovviamente onnipresente la proverbiale spontaneità dello spirito napoletano, un indole famosa, deus ex machina di ogni situazione.
La capacità del napoletano è quella di essere in grado di trovare sempre gli escamotage più impensati per risolvere problemi o per uscire da situazioni difficili o imbarazzanti.
Ovviamente uscendone sempre con una battuta finale umoristica anche quando tratta di un turpiloquio, alla fine non manca mai l’occasione per dire qualcosa che farà ridere di cuore. Un modo di affrontare la vita ed uno spirito di adattamento innato.
Quando Marco si immerge nei suoi racconti ed affronta temi più piccanti usando delle termini gergali del popolo e che generalmente risulterebbero offensivi o scurrili, ne esce sempre alla ‘napoletana’, riuscendo ad esprimere il tutto poeticamente ed uscendo da quello che poteva destare imbarazzo a testa alta, sempre suscitando un sorriso.
Bello vedere lo spazio all’ aperto riempito dal pubblico divertito e plaudente.
Molti dei convenuti sono colleghi attori di Marco più o meno noti che hanno voluto presenziare allo spettacolo e godere della professionalità di questo simpatico, sorridente e bravissimo artista, che alla fine è sceso dal palco per intrattenersi con il pubblico e i suoi colleghi.
Un gran bello spettacolo, ricco, divertente e anche toccante.
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