TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (verso Natale, verso nuove varianti)
Teatro Tordinona
Emma è molto legata a questo spettacolo, nato con un gruppo formatosi durante gli anni dell’università che ha dato vita a questa “creatura”.
Si tratta di cortometraggi teatrali, della durata di circa dieci, quindici minuti l’uno, che raccontano ciascuno una storia che sfiora la storia, che per questo merita di essere raccontata…
In questo particolare, gradevole e storico teatro al centro di Roma situato alle spalle di piazza Navona, appena arrivato incontro alcuni dei “nostri”: la drammaturga Sabrina Scansani e il regista Cristiano Ciliberti, che insieme hanno fondato la Scrigno Production, e l’organizzatrice Arianna Sassi. Subito nasce una simpatica conversazione sullo spettacolo e sui progetti futuri, oltre a un simpatico confronto da cui vengo a sapere che Cristiano ha da poco realizzato un film ad episodi, mentre Sabrina sta già scrivendo altri capitoli sulla falsariga di quelli proposti stasera.
Sei sono i corti portati in scena oggi. Si intitolano “Buon compleanno”, “L’uomo che non scese sulla luna”, “Dove eravamo quando non c’eravamo”, “Mentre l’acqua scorre”, “Volo United Airlines 93” e “Lettere da nessuno”.
In tutti gli episodi c’è una profonda ricerca dei sentimenti dei protagonisti: nonostante le situazioni proposte siano molto diverse tra loro, a volte ho avuto l’impressione di trovarmi davanti alle varie sfaccettature del carattere di due sole persone. Non a caso alcuni passaggi di ogni nuovo corto ricordano in alcuni passaggi, o meglio si ricollegano velatamente agli altri già rappresentati. Si tratta comunque di personaggi molto distanti tra loro, diversi, collegati da una sottile linea invisibile, un fil rouge. Echi e richiami che troviamo sia nelle parti drammatiche che in quelle ironiche.
I nostri funzionano, sono una coppia affiatata e riempiono sapientemente la scena. Giovanni è un vero e proprio “personaggio”, si muove sempre con destrezza, sia tra le parti drammatiche che in quelle divertenti. Molto espressivo, colora i suoi ruoli sempre con una iniziale, velata ironia, poi sempre più marcata e decisamente prorompente. Un attore che dimostra un grande potenziale, che sa misurare senza mai eccedere. Non ne ha bisogno, tanto questo è palese. Qualcosa di lui mi ricorda Rodolfo Corsato, con un pizzico di Kenneth Branagh, o di Ewan McGregor. Dimostra tanta sicurezza che con simpatia definirei una forma di “spavalderia” recitativa, mai stucchevole, anzi molto coinvolgente. Sa di essere bravo, infatti è da quando ha otto anni che studia recitazione; ha dunque imparato a sfruttare tutte le sue capacità per dimostrarlo, così da ammagliarci e divertirci.
Emma, invece, mi ricorda vagamente Emma Watson con l’aggressività di una Tina Turner. Molto sicura di sé, disinvolta, disinibita, gioca con i suoi ruoli grazie alla particolare femminilità e al suo carisma. Possiede una voce potente e suadente che la caratterizza, anche lei si destreggia con successo sia nei ruoli drammatici che in quelli ironici. Stasera è la prima volta che sale su un palco! E la cosa mi ha davvero scioccato. Ha dato subito una gran prova di sé. Sicura, coinvolgente, sfrontata, non ho percepito neanche lontanamente la sua emozione per questo suo “primo salto”. Nonostante sia figlia d’arte del grande Pino Quartullo, porta con sé solo il suo DNA, questo perché Emma già mostra una sua spiccata personalità e una chiara voglia di essere unica, lontana da ogni confronto.
Bello, suggestivo, fondamentale il gioco delle luci che in una scenografia scarna, meno che essenziale, atta ad impedire ogni distrazione dello spettatore, fa spiccare personaggi e situazioni. Un esempio? L’ occasione fallita di realizzare un desiderio davanti alle candeline di un compleanno; la grande solitudine e il vuoto interiore di Collins con tutta l’ umana debolezza e depressione di un uomo che non è riuscito a scendere sulla luna; la simpatica follia di due pazzoidi davanti al barbeque, lui quasi autistico, lei piuttosto alticcia. I due parlando e si confrontano senza mai incontrarsi fino alla paranoia, sfiorando con i dialoghi il teatro dell’assurdo. Parlano e si sovrappongono senza dirsi niente in una maniera che risulta davvero esilarante. La tragedia dei “condannati” del volo dell’undici settembre, due viaggiatori che prossimi alla fine, cercano con piccoli espedienti di esorcizzare la paura della morte, terminando l’atto con un vero e proprio toccante omaggio a quelle vittime. Il soldato qualsiasi ad un fronte qualsiasi, che cerca di staccarsi dalla realtà ubriacandosi, ma al contempo di rimanere presente a se stesso. Con l’aiuto di una postina, cerca di scrivere alla figlia mentre i due sotto i bombardamenti rischiano la vita. Sembra che i due siano in empatico contatto tra loro attraverso questa missiva che stanno scrivendo. Forse parlano a se stessi attraverso la loro parte più profonda. I due saranno uniti da questa esperienza fino alla fine. Interessanti anche i due personaggi in attesa di giudizio; si confrontano tra loro sui crimini commessi. Giovanni, un malvivente “per sbaglio” imbranato e divertente, Emma cinica e fredda una femme fatale.
Sei spaccati di vita paradossali con un finale comune, ovvero sempre al buio, un buio tangibile sia in scena che emotivo e che disorienta. La volontà della sceneggiatura è proprio questa: di lasciare il tempo allo spettatore di riflettere e al contempo di perdersi con imbarazzo “ nel mezzo” tra una storia e l’altra. Storie che meriterebbero di essere raccontate, approfondite meglio, ma se lo facessi (e l’ho già forse fatto troppo), toglierei quella sorpresa di cui ho beneficiato nonostante conoscessi le sinossi. È interessante vedere come questi due ragazzi cambino personaggio entrando nel nuovo con freschezza ed incisività, talmente diversi da sottolineare la loro bravura, che ben si sposa con una sceneggiatura non semplice che marca, più o meno velatamente, quelle piccole similitudini che collegano il tutto.
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