TEATROVID-19 Il Teatro ai tempi del Corona (La rinascita del teatro)
Teatro Marconi
Beh, certo che un rocker della vecchia guardia come me che è cresciuto con Iron Maiden, Saxon, AC/DC, Deep Purple, e si ritrova ad uno spettacolo musicale con brani di Franco Califano, è a dir poco insolito. Ma a proporre queste canzoni sono la coppia Nunzi – Simeoli che adoro… Simeoli, poi (non smetterò mai di ricordarlo), al suo spettacolo “Napoli è ‘na parola” è riuscito a farmi apprezzare e capire la musica napoletana (grazie anche al supporto di uno spettacolare Daniele Derogatis alla voce). Nunzi, invece, in un altro show ha agito sui fianchi: con i suoi revival di canzoni romane inserite negli spettacoli, mi ha toccato nel profondo facendo riaffiorare in me vecchi ricordi di adolescente, quando i miei genitori ascoltavano Gabriella Ferri o altri artisti coevi. Ora, messo da parte il mio background hard-rock, mi farò cullare dalle loro armonie e mi farò trasportare attraverso una cultura musicale assai lontana dalla mia. Mi fido di loro, della preparazione artistica, del loro gusto, della bravura. Dunque mi abbandonerò senza indugi tra le loro braccia, tra le loro note, in questa per me “nuova” esperienza musicale. Senza preconcetti e senza pregiudizi, farò questo viaggio, sicuro che porterò a casa una nuova e bella avventura e magari anche una piccola lezione al mio orgoglio di rockettaro intransigente.
La serata è molto intima, sembra di essere ad una cena tra amici; molti gli aficionados della coppia, lo si intuisce dal clima amichevole e affettuoso che aleggia tra i presenti. Siamo nel giardino bistrot del mio amato Teatro Marconi, davanti ad un tavolino con la mia dolce metà vicina mano nella mano. Davanti, una candela che “scalda” la serata di un primo agosto torrido e un bicchiere di vino mentre ci accingiamo a seguire lo spettacolo in un clima romantico con il piacevole sottofondo creato dai nostri artisti. Si comincia.
Può Simeoli esimersi dal fare un’entrata nel suo stile? No, infatti parte subito con una gag: si tratta del primo uomo giunto sulla luna che parla al telefonino con la mamma che, sulla terra, vorrebbe che il figlio le portasse un souvenir da lassù… Quella di Marco è una comicità di altri tempi e allo stesso senza tempo. Esperienza, feeling, preparazione artistica, classe, ma soprattutto il dono di saper intrattenere, interessare e coinvolgere il pubblico, senza neanche il bisogno di scaldarlo. Entra dentro lo spettatore con irruente delicatezza.
Questo dell’uomo sulla luna non sarà l’unico momento comico della serata, alternato però a momenti più seri, se vogliamo drammatici e al contempo riflessivi. Brandelli di storia che fanno parte della triste cronaca italiana del dopoguerra, che molti di noi hanno vissuto, distrattamente o con attenzione, raccontati con tatto e delicatezza.
A tutto questo vanno aggiunte le canzoni, tante canzoni, tutte tratte dal repertorio di Franco Califano e scritte tra gli anni ‘70 ed ’80, con l’accompagnamento alla tastiera di Andrea Bianchi, musicista in grado di tessere piacevoli armonie ed arrangiamenti su cui mirabilmente la leggiadra, potente e caratteristica voce di Francesca si esprime.
I momenti più divertenti e quelli più toccanti.
Beh, quello più comico arriva sicuramente quando Francesca e Marco danno una loro interpretazione di Romeo e Giulietta un po’ invecchiati, maldestri e goffi, che rincontreremo nelle varie gag della serata. Un modo diverso e simpatico di rivisitare questa coppia simbolo da sempre dell’amore più vero. Vero come l’amore per lo spettacolo che Francesca e Marco dimostrano in questo loro “matrimonio” teatrale, perché sul palco sono una coppia perfetta.
Il momento più toccante è il racconto di un ragazzino che assiste al rapimento Moro. I colpi, la confusione, le grida. Un momento difficile della nostra storia, che però il padre del bambino sa trasformare ai suoi occhi perché non ne resti traumatizzato. Con un forte senso paterno lo tutela facendogli credere di aver assistito alle riprese di un film d’azione.
Poi Marco si sofferma sulla morte di Papa Luciani, quel papa che arrossiva vergognandosi per i tempi in cui viveva.
Divertente invece la divagazione sulla descrizione dei “di dietro umani”, che si chiude con…un “Ode al culo”, ovvero la rassegna di tutti i sederi esistenti descritti da Marco con un’ allegra verve e una profonda raffinatezza, nonostante l’argomento trattato e considerato l’ambiente… Eh sì, il nostro teatro è ricavato all’interno di un istituto religioso, dunque Marco cerca comicamente di non esagerare nelle sue divagazioni, con molto tatto e un approccio political correct. Sono sicuro che da quelle finestre illuminate qualche religioso avrà riso di cuore, cogliendo la genuinità e spontaneità delle battute.
Un’altra piacevole digressione è quella sul cinema del dopoguerra: Marco e Francesca estraggono passi tratti da film famosi e raccontati con profonda passione e rispetto: “Il sorpasso”, “La dolce vita” e altri.
Insomma, la nostra coppia ci propone un revival di cose appartenenti al passato, accadute in un arco temporale che i presenti (quasi tutti persone mature) nel bene o nel male hanno vissuto. Tutto questo in un unico piacevole e aggraziato spettacolo di un’ora mezza che ha avuto un effetto rilassante sui presenti.
Dopo c’è il racconto di una tresca amorosa che lascia una povera donna sedotta ed abbandonata, a mani e cuore vuoti; storiella con una morale di fondo. Si riaffacciano poi gli anni di piombo e i momenti bui della nostra amata Italia: l’attentato a Piazza Fontana, il caso Ustica, l’attentato alla stazione di Bologna, il caso di Emanuela Orlandi, l’arresto di Enzo Tortora.
Argomenti che vengono affrontati in modo profondo e toccante. Viene letta l’ultima lettera di Aldo Moro alla famiglia, le memorie scritte da Enzo Tortora… Intanto Francesca, tra una lettura e l’altra, ci allieta cantando brani di Franco Califano, alcuni famosi per essere stati interpretati da Peppino di Capri, Mia Martini e altre voci note. Ben lontani ovviamente dal mio amato hard rock, ma Nunzi e Simeoli… so’ Nunzi e Simeoli, mica acqua fresca!
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