”Riding tristocomico alla seconda”

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (quarta ondata, terza dose)

Teatro de’ Servi

Arianna Porcelli Safanov

Quattro serate dedicate al repertorio tragicomico di quest’artista. Le prime due dal titolo “Costume società e altre prese a male” e le altre “Cibo, vino ed altri castighi sociali.

Sono presente al primo spettacolo, che verte su vari temi di cui la società e noi stessi siamo vittime e che Arianna, con la sua esuberante e prepotente ironia, tira in ballo. Soprattutto ama giocare con i luoghi comuni e questo, insieme alle sue capacità, è uno dei segreti del suo successo.

È molto originale nel suo modo di portare avanti lo spettacolo, così come ho avuto il piacere di dirle di persona alla fine della serata. Effettivamente non riesco ad associarla a qualche altro artista. Ritengo invece che abbia sviluppato un suo modo molto personale, molto intelligente, pungente e sapientemente ironico di recitare e comunicare. Proponendo il suo “riding tristocomico” lancia staffilate e profonde rasoiate a destra e a manca, tra un ghigno ed un ammiccamento con grande classe e simpatia.

Stasera esordisce con un tema che tocca tutti noi: la pipì fatta in piscina. Chi non l’ha mai fatta? O ha pensato di individuare tra i bagnanti qualcuno colpevole di questo misfatto? Allora eccola partire con statistiche e percentuali sulla quantità di questo rifiuto organico disciolto nell’acqua…

Salta di palo in frasca, ma c’è sempre un filo conduttore nel suo spettacolo: i luoghi comuni, i non detti che costellano la nostra vita e che per un “political correct” ci teniamo dentro. Un esempio? Quanti si puliscono il naso con le dita e dicono di non farlo? Quanti negano di guardare in tv la De Filippi? Pochi, eppure i suoi ascolti lievitano, mentre sotto i sedili delle auto… Beh, sappiamo cosa ci si trova!

Arianna vorrebbe trovare la forza di dire esplicitamente queste cose, senza ipocrisia alle persone, sbattendogli in faccia la loro falsità. Lo fa allora attraverso il suo pubblico, che si riconosce nelle sue descrizioni, anche con una punta di vergogna, spesso sottolineando i passaggi con risate nervose o liberatorie. Ci dimostra quanto siamo schiavi, dipendenti dai cliché.

Mi ha molto divertito quando ha parlato del pedone stradale e della sua “inutilità”, di come costui infastidisca, con i suoi andamenti distratti e svogliati mentre occupa la strada, l’automobilista frettoloso che verbalizza contro di lui tutti quegli epiteti che ognuno di noi al volante prima o poi si è lasciato scappare. Arianna farebbe di peggio e descrive ironicamente come li punirebbe.

Mi piace il suo tono di voce pacato, la sua cadenza, le sue pause, i suoi delicati picchi da simpatica esaltata che sembra esplodere da un momento all’altro, per poi contenersi e ritornare calma ed affabile. A volte, ascoltandola, mi sembra di sentire quelle voci che raccontano le favole ai bambini; poi di nuovo cambia tono, sussurra e arriva a grattare la sua voce, si fa stridente e la infarcisce con qualche uscita in romanaccio, sempre però rimanendo delicata. Arianna parla sempre un gradevole e compito italiano, privo di qualsiasi inflessione dialettale; dunque, quando decide di inserire una qualsiasi voce dialettale in una battuta, diviene ancora più esilarante. Come esilarante è il suo “confronto” verbale con la voce registrata del casello autostradale. Chi nella propria vita automobilistica non ha almeno una volta risposto male o fatto una pesante battuta a quella voce, uscendo dell’autostrada? Io sì … Come ho detto, nelle sue descrizioni ci si ritrova, parla di noi tutti, svelandoci per ciò che siamo.

porcelliSimpatica la parte dove descrive i modi per uccidere un uomo, con la “tecnica del geranio”, un sopruso che la donna esercita sul maschio privandolo del suo volere e del suo intendere; insomma, riducendolo ad un vegetale. Solitamente questo è un tema proposto dagli uomini. Anche in questo dimostra la sua originalità.

Poi affronta il tema del coraggio, quello che le manca per rivoltarsi contro tutti i luoghi comuni, accettati dalla massa conformista. Vorrebbe rompere gli schemi e gridare a squarciagola quello che di essi pensa, così come anche molti di noi vorrebbero fare, non trovando però il coraggio. Allora giù con l’odio per le palestre, la musica chillout, o i buddha bar ed i suoi sostenitori, l’arte contemporanea, le serie tv che tutti “devono” assolutamente aver visto e via dicendo.

Divertente il tono di voce che usa per parlare dei gruppi pseudo yoga o pseudo psicoterapeutici con a capo mistificatori e truffatori alternativi. Divertentissima anche la digressione contro i social, in cui sottolinea ironicamente quanto pesi l’opinione che gli altri si fanno di noi con quest’arma mediatica. Si sbizzarrisce poi in una sequela di frasi stereotipate, che appaiono sui social usate come massime da chi ha poca fantasia, rubate da poesie o da testi di canzoni, ma che poi ricordano quelle che si trovano sulla carta dei cioccolatini.

porcelliNon poteva non parlare della pandemia e dei suoi danni sulle persone e sulla nostra psicologia, per poi avventurarsi su tutte le cose che si sono capite durante il lockdown, o sullo smisurato ego dei virologi o sui consigli strampalati e discutibili di alcuni psicologi o grandi studiosi.

Altro tema toccato sono le cose e le persone di cui diffidare, e anche qui si scatena…

Termina in maniera eclatante affrontando il tema del “biologico” e della “macrobiotica” con un travolgente crescendo, affrontando con grande ironia e in maniera geniale tutte le assurdità legate all’ argomento.

Arianna è esile, molto femminile; sul palco è ammaliante, dietro il leggio gira le pagine che contengono tutte le sue idee e ne estrae l’argomento che vuole affrontare. Trama nell’ombra e punzecchia stregando il suo pubblico sagacemente. Lo ha in mano da subito, lo controlla come fosse il pifferaio magico, o come fosse un burattinaio scaltro nel muovere i suoi fili, tirandoli a piacimento. Sa quando e come fare breccia nel nostro intimo, sa farci ridere, ma soprattutto ci fa riflettere, lasciandoci spesso in sospeso con quel lieve e dolce imbarazzo che solo lei riesce a creare. Sa esorcizzare le tue afflizioni proprio parlandoti di loro, prendendole di petto, liberandotene come in una seduta dallo psicoterapeuta. Uno spettacolo di Arianna ha un effetto curativo, rinfrancante per l’animo e per la testa, ci libera dai nostri luoghi comuni e, sbattendoceli davanti, li deride spolpandoli e ridicolizzandoli con classe. Non credo esista qualcosa su cui non possa ironizzare, sono piuttosto sicuro che se improvvisasse con il pubblico facendosi proporre dalla platea degli argomenti a caso, saprebbe portare avanti il suo spettacolo senza tentennamenti, tanto è ricca di inventiva e ironia.

porcelliLa vita nella sua amarezza è per lei una fucina di situazioni assurde da portare sul palco e da rendere inoffensive, da usare per poter sorridere di loro. Non si può non ridere del suo pungente ed intelligente sarcasmo raffinato, profondo ed educato.

L’avevo conosciuta anni addietro attraverso i suoi video su internet e sui social; dal vivo ha confermato tutte le mie precedenti impressioni. Anzi, mi ha coinvolto e divertito ancora di più perché sa come tenere il palco ed intrattenere il pubblico. Insomma, ieri era il mio compleanno e devo dire che il suo spettacolo è stato per me un bel regalo! Grazie Arianna!

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