Cometa Off
-L’epopea delle signorine buonasera-
Di Veronica Liberale
Con Camilla Bianchini, Giada Fradeani, Veronica Liberale, Luigi Pisani e Simone Rogante
Regia Pietro De Silva
Ancora ricordo la pungente risposta di Nicoletta Orsomando, una delle pioniere annunciatrici della neonata TV italiana, nell’intervista di un giovane scalpitante presentatore davanti alle immagini in bianco e nero di un suo vecchio annuncio televisivo. Il “giornalista” sorrideva schernendo non tanto la ormai passata di moda figura di Nicoletta che troneggiava con il suo iconico mezzo busto, ma perché compita e impostata parlava con un italiano impeccabile.
La Orsomando rispondeva al poco educato intervistatore che “ironizzava” quell’approccio ormai desueto, inimitabile ed inarrivabile per le nuove leve, in maniera educata ma accigliata: “Noi studiavamo dizione e sapevamo parlare correttamente l’italiano…”
Forse il conduttore intervistatore troppo giovane non era al corrente che la televisione all’epoca fu un mezzo per entrare in contatto con gli italiani, per educare ed insegnare, per unire sotto un’unica bandiera l’Italia intera ancora troppo divisa da inflessioni dialettali incomprensibili. Erano anni in cui tra i cittadini italiani c’era un’ alta percentuale di analfabeti.
Così, la televisione diveniva uno strumento completamente nuovo che entrava di prepotenza nei bar più che nelle case, visto il suo alto costo, per rompere le barriere campanilistiche e quelle misogine che vedevano la donna soverchiata dal potere maschile.
Ora la donna rappresentava la nazione, si mostrava sicura di sé e libera entrava, attraverso questo elettrodomestico all’avanguardia, nella società per cambiarla. Erano donne colte in cui il lo spettatore italiano si identificava e in cui trovava un punto di riferimento concreto e tangibile.
Oggi? Oggi queste figure sono anacronistiche, antidiluviane. Hanno lasciato il posto, loro malgrado, a belle ragazze ancheggianti che, abbandonato il mezzo busto, vengono inquadrate nella loro invidiabile interezza che spesso non rispecchia la fisicità della massa.
Poco importa se hanno un italiano approssimativo o un marcato accento dialettale, l’importante è che siano belle.
Così, queste professioniste dell’annuncio nel 2003 furono scaricate, abbandonate a sé stesse, per lasciare posto a personaggi da gossip volutamente esagerati e polemici con il solo scopo di fare audience e non certo cultura.
Quello a cui la tv ci aveva abituati veniva rinnegato, svilendo la cultura e l’informazione. Lo spettacolo vuole omaggiare queste figure ormai dimenticate e restituirgli l’onore e il rispetto perso nel tempo.
Nello spettacolo di questa sera le acconciature, i vestiti, gli approcci di Veronica, Giada e Camilla sono riproposti impeccabilmente e ci restituiscono realisticamente quelle atmosfere passate.
Le “Signorine buonasera”, così erano conosciute in maniera affettuosa, con il loro volto rassicurante erano divenute parte di ogni famiglia. A loro è dedicato il nuovo lavoro della sempre artisticamente prolifica Veronica Liberale.
Quella che ha usato per scrivere questo testo non è una penna; è un pezzo della sua anima che si è trasformata in emozionante storia con vicende che, pur strappando qualche sorriso e regalando qualche attimo di distrazione, fanno sempre riflettere e lasciano un segno nel cuore di chi siede in platea.
Sul palco Camilla, Giada e Veronica insieme a Luigi, a cui si aggiunge Simone, interpretano Sandra, Nicolina e Maria Rosella.
Sono personaggi di fantasia che ricalcano le orme di queste donne di altri tempi. Luigi, supportato dal giovane Simone, veste i panni di tutti gli uomini: ammiratori, direttori, dirigenti televisivi, mariti e colleghi. Trovo questa scelta molto interessante, perché così spersonalizza le figure maschili valorizzando ogni singolo personaggio femminile e permettendo ad ogni artista di sottolinearne ogni aspetto.
Al contrario, “superficialmente” vedremo passare il mondo maschile velocemente, approssimativo e fastidioso. Questa scelta rimarca e sottolinea l’importanza e la profondità delle presentatrici che hanno lasciato un segno tangibile nella cultura italiana e una sorta di cicatrice psicologica nel parallelo mondo maschile.
Credo che si possa parlare di una sorta di pseudo femminismo ante litteram, cominciato con la prima trasmissione nazionale nel ’54, quando la prima manifestazione per i diritti delle donne arriverà solo nel ’67…
Ma la storia scritta da Veronica è qualcosa di più, perché non ci restituisce solo la realtà di queste donne, ma inserisce armonicamente anche le loro storie di vita quotidiana e scava nei sentimenti e nelle loro personalità.
Si fa fatica a stare dietro ad un testo a tratti intricato ma bello, intenso ed emozionante. Si è subito colpiti da un inizio travolgente che sfonda immediatamente la quarta parete.
I personaggi entrano ed escono dalla scena e si sentono le loro voci rincorrersi efficacemente nel buio, mentre si allontanano e si avvicinano freneticamente, senza che mai si verifichi un cedimento, un vuoto, un abbassamento della tensione.
La magica e surreale regia porta la firma di Pietro De Silva e lascia il segno, sottolineando e scandendo tutta la storia ed esaltando le forti emozioni del testo.
I personaggi sono realistici, efficaci, dinamici e profondamente umani con i loro dubbi, le loro paure e le incertezze, resi onirici e surreali da un’atmosfera senza un tempo definito che incornicia tutto magicamente.
Suggestivi e accurati i giochi di luce, i costumi, in sinergia con le musiche, le vecchie pubblicità inserite di tanto in tanto, o le voci di personaggi famosi dello spettacolo e dei programmi.
Il testo è ricco di riferimenti che riportano ai tempi in cui i protagonisti si muovono e che lo spettatore più maturo riconoscerà. Questo sottolinea l’accuratezza e la ricercatezza certosina di Veronica per costruire una storia realistica.
Gli attori, neanche a dirlo, esprimono appieno le loro capacità espressive e artistiche. Camilla veste divinamente i panni di una giovane commessa di un negozio di elettrodomestici che desidera una famiglia e accarezza il sogno di divenire una conduttrice, affascinata dalle Signorine Buonasera. Attraverso le sue vicissitudini, avremo uno spaccato realistico della difficoltà, per una donna, di essere libera ed indipendente.
Giada invece ci riporta indietro nel tempo; con la sua Signorina Buonasera rappresenta quella degli esordi, una pioniera. Veronica impersona una delle annunciatrici vicina al nostro presente, che vive il declino del suo mestiere.
La forza dello spettacolo sta nel miscelare le vite di queste tre donne in un’unica storia, appassionando ed emozionando la platea. Non voglio aggiungere altro sulla trama, perché lascio al singolo spettatore il piacere di perdersi, farsi cullare ed appassionare da una storia bella e intensa, che alla prima ha visto presenti due annunciatrici storiche come Maria Giovanna Elmi e Rosanna Vaudetti, emozionate e felici di essere ricordate, direi omaggiate da uno spettacolo così ben realizzato e proposto.
Scrivi a: redazione@viviroma.tv