Teatro Portaportese
di Fabrizio Di Renzo e Alessandro Bonanni
Regia di Marco Simeoli
Con Fabrizio Di Renzo, Simone Gallo, Marina Vitolo, Alessandro Nistri e Alessandro Bonanni.
Il titolo della commedia è estrapolato dal linguaggio carcerario, che vede nel gesto dello strangolamento dell’animale un’affinità con quello che si compie per chiudere la macchinetta del caffè. La pausa caffè è vista, in questo luogo, come un momento di aggregazione.
Ci troviamo in una sorta di stanza d’attesa o smistamento di un penitenziario romano. A causa della cattiva burocrazia e del sovraffollamento, i nuovi arrivati devono sostare qui prima di arrivare alle loro celle.
La commedia affronta così, in maniera velata, il problema delle carceri affollate e quello dei reati meno gravi che coinvolgono persone comuni che, per una leggerezza, si vedono aprire le porte del carcere. Lo spettacolo tocca questi argomenti in maniera sottile, perché non intende fare nessun tipo di morale, né accusare; semplicemente usa questa realtà con l’intento di divertire il pubblico, sottolineando tutte le debolezze dell’animo umano attraverso i divertenti personaggi.
Incontriamo i singolari protagonisti per conoscere insieme le loro storie:
Libero (Fabrizio Di Renzo) è un sessantenne ergastolano romanaccio condannato per omicidio. Contornato da un’ aurea di mistero, non si sa da quanto tempo sia qui recluso né si conoscono i motivi che lo hanno indotto a questo gesto. Lo rivelerà lui stesso in un toccante e malinconico momento inserito nella storia. Libero è apparentemente tranquillo, ma viene indicato dal secondino come personaggio temibile da cui mantenersi a debita distanza.
Neri (Simone Gallo) ha trentacinque anni, è un figlio di papà bamboccione; L’attore, pur avendo un suo approccio recitativo, non può non ricordare il simpaticissimo Fabio De Luigi.
Neri è alquanto viziato, estremamente ipocondriaco, e manifesterà una serie infinita di malori e disturbi da poter riempire un’ enciclopedia medica. È stato arrestato per detenzione di droga, acquistata per spassarsela in compagnia degli amici. Simone è un vulcano di comicità che dà vita ad uno spassosissimo personaggio, un disadattato che viene messo continuamente in mezzo in situazioni divertentissime.
Alessandro Nistri è nei panni dell’alternativo, il classico intellettuale sinistroide. Ha trent’anni e la presunzione di poter dare lezioni di vita agli altri, infatti è finito qui… Lui, a differenza di Neri, riempirà invece un’ enciclopedia sulla storia delle religioni, tanto è instabile sulle sue convinzioni religiose.
Passa dall’ islamismo al buddismo ad altre filosofie in un batter d’occhio. Questo è il punto di forza del personaggio, ideato per essere messo in attrito con gli altri. Alessandro gioca con la profonda antipatia che emana il suo ruolo, donandogli un lato assolutamente comico. È stato arrestato per aver venduto alcune dosi di droga a… scopritelo voi!
A smistare e coordinare i detenuti c’è il giovane secondino Alessio (Alessandro Bonanni), un romano un po’ coatto, che ha un esagerato rapporto confidenziale con i detenuti, soprattutto con Libero, visto che è lì da tempo, ma che tiene a debita distanza palesando un atteggiamento di timore reverenziale che trasmette agli altri.
La storia prende subito una piega assai paradossale.
A causa del sovraffollamento del comprensorio femminile, il giovane secondino porterà nella cella una donna. È Marina (Vitolo), una napoletana che detesta gli extracomunitari, arrestata per favoreggiamento della prostituzione. È una sorta di matrona che gestisce un giro di escort di classe, tutte ovviamente solo ed esclusivamente italiane, che deliziano personaggi di spicco della politica e della chiesa.
La scenografia realistica si compone di un tavolo per accogliere i protagonisti, un letto a castello dove dormono a turno, muri pieni di scritte e una porta scorrevole con le sbarre dietro alla quale, con una bella e suggestiva illuminazione, spiccherà il via vai dei personaggi in transito.
Qui si svolgeranno le paradossali e grottesche situazioni ricche di gag esilaranti che accompagneranno fino al clamoroso, inaspettato e geniale colpo di scena finale.
Le risate del pubblico cominciano ancor prima dello spettacolo.
Una coppia attempata giunta in ritardo, trovando la sala gremita, si fa spazio tra la prima fila (particolarmente attaccata al palco) ed il sipario per raggiungere il proprio posto.
La signora rimane impigliata nella tenda del sipario e più procede, più il suo percorso si fa faticoso perché il peso della grande tenda rossa che si è impigliata alla sua borsa le impedisce di andare avanti. Alla fine ci svelerà in anticipo la scenografia!
La sceneggiatura è perfetta: esalta tutti i caratteri, i difetti e i punti deboli dei personaggi. La storia funziona sia grazie alle tempistiche che ai realistici dialoghi, farciti con battute pungenti, irriverenti, goliardiche, esplosive e a scoppio ritardato…
I personaggi sono ben amalgamati tra loro in un continuo susseguirsi di situazioni paradossalmente ed efficacemente comiche.
Tempi comici serratissimi e anche improvvisazione come nel caso di un piccolo incidente occorso a Simone, che per errore sbatte la fronte sul letto, dando occasione per scatenare una serie di irresistibili battute… Simone finirà per recitare con un bernoccolo arrossato e il pubblico che continua a rotolarsi sulle poltrone, come se non bastasse quello che già accade in scena.
Attori affiatati e dinamici che si muovono su una sceneggiatura brillante, veloce, leggera ed efficace dando vita ad una commedia effervescente adatta a tutti.
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