Teatro Trastevere
di Luca Giacomozzi
Con:
Marco Benvenuto
Federico Melis
Francesca Pausilli
Claudio Scaramuzzino
Giulia Zadra
Regia: Luca Giacomozzi
Questo è un tipo di spettacolo che può piacere davvero a tutti: una commedia divertente, un testo fluido e ricco di riuscite battute comiche, diviso in quattro episodi dove gli attori vestono i panni di personaggi diversi e originali come le storie raccontate, che girano sempre intorno al tema della coppia e dell’amore. La cosa che colpisce di più è come questi artisti riescano a far emergere la diversità dei ruoli che via via interpretano.
Luca Giacomozzi partorisce un testo originale, una piccola perla, un gioiellino che spero abbia lunga vita e diverta un pubblico vasto tanto quanto ha fatto con me e con chi era presente in sala.
Uno spettacolo che rivedrei volentieri, dove oltre alla comicità non manca qualche momento toccante, che sviluppa diversi aspetti dell’amore, inserendo anche qualche piacevole “assolo” di capacità recitativa.
Originale è anche la scenografia, che all’apertura del sipario è praticamente inesistente e viene costruita diversa in ogni episodio facendo uso di pochi pezzi di arredo posti dagli attori stessi sul palco, mentre una voce narrante fuori campo introduce riflessioni sulla storia che inizierà.
Le scene sono poste ognuna sotto un segno diverso, rappresentato dai quattro elementi: l’aria, inafferrabile ed energia vitale che respiriamo; il fuoco, principio di vita che purifica e ravviva; l’acqua, fonte della vita; la terra con la sua solidità di madre che accoglie e nutre…
I quattro elementi dunque simboleggiano l’esistenza e la nostra personalità, e in questo caso rappresentano le varie sfumature dell’amore.
I personaggi sono irresistibili. Ogni volta parlano differenti dialetti, e sono diversi per età, orientamento sessuale, personalità. Sono caratterizzati da atteggiamenti divertenti e da un’accurata scelta dei costumi che ne esaltano le caratteristiche personali. Come colonna sonora riconoscerete quella del film “Bianco, Rosso e Verdone”, che allude, come mi ha spiegato Giulia Zadra, ai diversi personaggi che anche Verdone interpreta sul suo film.
Il primo capitolo si basa su un equivoco. Un povero marito (Claudio) oppresso dalla giovane moglie (Giulia) viene accusato di tradirla da assurdi personaggi che per un errore arrivano a casa sua dando vita ad uno scambio di identità. Una Giulia allibita si ritrova a casa prima un ascensorista (Federico), che pensa bene di usare il suo bagno per farsi una doccia!
Poi arriva una fantastica ed avvenente Francesca, con un modo di parlare e degli atteggiamenti che ricordano quelli di una nobildonna. Segue poi Marco che si presenta come un altro amante, anche lui un operaio dal forte accento romano, rozzissimo, inguardabile ma assolutamente esilarante. Giulia si esibisce qui in una sorta di assolo, dove recita molto velocemente un pezzo senza quasi riprendere fiato. Davvero una bella prova, una miscela variegata ed esplosiva di caratteri così diversi tra loro, che insieme danno vita ad una scenetta travolgente.
Il secondo episodio vede Francesca negli abiti di una cameriera cinese divertentissima, Giulia nei panni di una belloccia borgatara, fidanzata di Marco lui è vestito in abiti coattissimi e si esprime con un milanese sguaiato, mentre Federico e Claudio sono una credibilissima coppia gay invitata a cena da Marco per presentargli la nuova imbarazzante ragazza.
La genialità di questo sketch sta nelle voci fuori campo che comunicano i pensieri dei personaggi, spesso contrastanti rispetto a quanto esprimono apertamente agli altri. Una scenetta introspettiva sull’ipocrisia nelle dinamiche di coppia e fra coppie insomma. Un episodio molto divertente e di difficile esecuzione tecnica, perché i pensieri espressi fuoricampo costringono i nostri a pause improvvise e repentine riprese della scena. Esilaranti gli equivoci causati dalla pronuncia della cameriera cinese.
Il terzo episodio vede Claudio nei panni di un giudice di tribunale ben disposto nei confronti di tutti, senza una precisa linea guida da seguire, che risulta sempre piuttosto accondiscendente con tutti. L’uomo è impegnato nella separazione di Francesca e Federico, litigiosa coppia arrivata ormai al capolinea della vita insieme.
Si esibiranno in una prova di bravura in cui reciteranno un passo all’unisono senza sbagliare una virgola. Bravissimi. I rispettivi avvocati sono invece un impacciato e smemorato Marco e una dolcissima Giulia, trasformata in una nerd alquanto bruttina. Uno sketch divertente dove Marco farfuglia di continuo riuscendo a confondersi anche con il nome del suo assistito…
L’ultimo capitolo, oltre ad essere divertente, ha anche un finale molto toccante e chiude benissimo la quadripartita storia.
Troviamo tutti e cinque gli attori molto invecchiati, bravissimi negli atteggiamenti claudicanti e tremolanti, nelle pause di riflessione, nel punzecchiarsi. Francesca e Claudio sono una dolcissima coppia sposata da tempo ed invecchiata insieme; Giulia invece è una badante arcigna che cerca di far schiattare il povero vecchietto che assiste (Marco) per ereditarne i beni, e lo cerca perché è scappato terrorizzato.
Arriva poi Federico nei panni di un inveterato single che entra nella scenetta mentre si allena facendo jogging alla velocità di un bradipo zoppo.
Bravi davvero nell’interpretare quest’ultima scena con un finale commovente quanto inaspettato.
Cinque attori d’oro capaci di trasformismi e con uno spirito di adattamento sopra le righe, in grado di portare avanti uno spettacolo divertente, all’apparenza semplice ma in realtà molto complesso, che propone una visione dell’amore surreale, a tratti realistica, ma anche volutamente paradossale ed estremizzata.
Davvero una bella proposta.
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