Il teatro ai tempi del corona
È uno spettacolo teatrale tutto al femminile che l’autrice Alessandra Kre, ha voluto portare in questo periodo di quarantena sul web in diretta il 5 aprile alle 21.00 e in replica, con un altro cast il 6 aprile alle ore 18.00 sempre in diretta.
Dopo una breve introduzione in cui la Kre ha spiegato che in questo progetto sono coinvolte artiste che si sono conosciute su un gruppo Facebook chiamato ‘Mujeres nel cinema’ (donne nel cinema) che conta circa 9.000 artiste iscritte.
Grazie a questo gruppo si sono incontrate sul web ed hanno dato vita a questa iniziativa pur non conoscendosi personalmente tra di loro.
Le 5 donne hanno presentato dei monologhi a mo’ di lettura in dialetto romano avvicendandosi sullo schermo, inframmezzate da Adriano di Benedetto che suonava e cantava canzoni romane, purtroppo penalizzato da una cattiva connessione.
Il mio orecchio musicale di vecchio musicista mi è venuto in soccorso e mi ha fatto capire di avere davanti un bravo artista dalla voce profonda.
I monologhi:
La prima è Delia (Cristina Galardini) tra Carbonari e Pasquino che fa eco al film ‘Nell’anno del signore’, un monologo sanguigno e vissuto.
Parte poi Teresa (Anna Cugini) con il fattaccio di vicolo del Moro, aspra e vibrante.
Poi dopo l’intervento musicale purtroppo ancora intetmittente, tocca a Tina (Alessia Francescangeli), donna maltrattata, che si racconta cavalcando sfumature drammatiche e ironiche il suo amore malato.
Intermezzo chitarristico più fortunato e parte Celeste Di Porto (Francesca della Ragione), la pantera nera, la prostituta delatrice ebrea che tradiva la sua gente per soldi (e per salvarsi) durante l’ultima guerra… una forte interpretazione, dura, spietata, sentita…vera.
Dopo l’ingresso musicale parte e chiude Nina (Giorgia Lepore), ispirata al barcarolo romano, anche lei con una sentita e sofferta storia d’amore.
Piacevole serata in compagnia di artiste preparate ed ispirate che in sinergia riportano in vita empaticamente la Roma sparita femminile.
Quella di donne con storie tragiche che hanno però saputo vivere con la fierezza e la rassegnazione tipica delle donne romane dei tempi andati.
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