“Zadriskie Point”

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Teatro Sette
scritto e diretto da Marco Zadra
Con Giulia Zadra, Silvia De Vittorio, Flavio Cannata, Ettore Sagretti, Francesco Ranieri, José De La Paz, Fabio Maggiore, Francesco Mongelli.

Quando ho conosciuto questo grande artista, sono rimasto da subito affascinato dal suo modo di fare teatro. I suoi lavori come “Il Mistero del calzino bucato”, “L’Albergo dei fantasmi”, “L’ultimo recital” e quello di questa sera sono dei capolavori nel loro genere. Marco sa far divertire con una comicità genuina, effervescente, originale e geniale; ma quando serve sa anche toccare profondamente il cuore. Se i primi due spettacoli che ho citato sono la quintessenza della comicità, il terzo è qualcosa di inimmaginabile per intensità e profondità.

Così, a gran richiesta ritorna questo esilarante spettacolo che io vedo per la prima volta. Zadriskie Point è il nome di un Jazz Café gestito da un artista ipocondriaco, una ballerina sciancata ed un barman sordomuto…

Il geniale Marco Zadra racconta la storia, con la sua inconfondibile verve, di un attore affetto da singolari disturbi psicosomatici che si ripercuotono sulla sua carriera. Il mondo dello spettacolo e la società lo ostracizzano e lui si crea una dimensione parallela piena di allucinazioni mentre è afflitto da attacchi di panico. Per questo si avvale dell’aiuto di una improbabile psicologa calabrese, la dottoressa Galletti che ha solo lui per paziente e nonostante tutto, riesce a chiamarlo sempre con il cognome sbagliato.

Lo spettacolo come sempre è paradossale, lo stile è fortemente comico in bilico sull’orlo del demenziale, ma anche velatamente tragico. La trama si basa sul racconto del protagonista e gioca sul confronto psicologico tra l’uomo e l’artista.

Del personaggio spiccano la semplicità, l’ ingenuità e la genialità. Convive nella sua quotidianità con i disturbi e le allucinazioni, cozzando inevitabilmente con la realtà del mondo e dello spettacolo, che ovviamente gli vanno stretti. Per quanto appaia folle, imparando ad accettare e a convivere con le sue fisime si dimostra al di sopra della norma. Geniale. Troppo per essere accettato.

È praticamente impossibile descrivere uno spettacolo di Zadra. Forse un accostamento con Monty Python e Mel Brooks può aiutare ed avvicinarsi alle sue proposte. Ma il teatro non è come il cinema, proporre uno spettacolo come questo è molto più difficile. Servono persone preparate, sveglie e tenaci, ogni scena deve essere perfetta ed in questo Zadra è molto attento e professionale. Non si venga ingannati dal fatto che si tratta di uno spettacolo comico. Dietro ci sono un grande impegno ed un’attenzione certosina ai dettagli. Zadra è un artista molto scrupoloso ed attento.

Basta guardare la splendida e curata scenografia per capirlo, che ripropone perfettamente un pub e cela tutti quegli accorgimenti per permettere agli artisti entrate ed uscite improvvise. Tutto deve essere perfettamente sincronizzato: gag, battute, musiche, luci, cambi repentini di scena, di costume e di personaggio, senza considerare quello che accade dietro le quinte e che noi non vediamo. Pensate a nove attori che si accavallano, si avvicendano e si cambiano alla velocità della luce, passandosi costumi ed oggetti di scena che devono essere sempre pronti all’uso e a portata di mano. Tutto deve funzionare per la perfetta riuscita dello spettacolo.

Quello di Zadra ( in lui vedo un mix tra Willem Da For e Jim Carrey), diventa un viaggio nella follia estrema del teatro, che grazie alla sua preparazione e competenza, in maniera positiva sfiora l’esasperazione senza cadere nel banale e nel ridicolo.

Si fa fatica a stare dietro a tutto quello che accade e a seguire la trama, che si perde tra i continui colpi di scena in quello che può essere definito un caos controllato di cui Zadra è il signore indiscusso. Espressività, recitazione, movenze ed atteggiamenti si fondono in questa miscela vincente.

Marco, come il suo cast, si rivela camaleontico e poliedrico. Lo spettacolo prende vita attraverso la comparsa di innumerevoli personaggi strampalati e sempre nuovi.

Troviamo riferimenti al cinema, ai cartoni animati, alle favole, alla musica, al fantastico, ma anche all’attualità. Non manca nulla in questo fantastico viaggio nel pazzo mondo di Marco. Innovatore e sperimentatore, il suo è un costante azzardo che riesce sempre a stupire e divertire, ma soprattutto riscuotere successo.

La storia di questo personaggio è a mio avviso solo un pretesto, una scusa per liberare il suo estro e la sua infinita fantasia, che partorisce continue trovate geniali. Sembra di viaggiare nella mente di un folle, in cui il confine tra personaggio e attore è piuttosto labile.

Marco ci accoglie in questo pub che altro non è che il suo mondo o forse è la rappresentazione della sua psiche. Infatti non compaiono mai dei clienti, ma solo la proiezione fantastica delle sue più recondite fantasie. Siamo con lui imprigionati in una sorta di sogno-incubo in cui l’uomo vive perennemente e in cui ci ospita. Questo pub è il suo mondo, il suo rifugio dove tutto è possibile, qui può essere se stesso scevro da giudizi esterni. Noi in fondo siamo solo suoi ospiti, testimoni della sua psiche confusionaria che si scatenerà per un’ora e quaranta di spettacolo. Spettacolo in cui non mancano anche dei momenti calmi e riflessivi. Per il resto, sembra di essere in una lavatrice sballottati insieme a decine di personaggi.

Dagli armadi, dalle finestre, dalle porte sembrano uscire i suoi demoni interiori che per l’occasione si trasformano in qualcosa di irresistibilmente divertente, ma che accompagnano quest’ uomo e ne riempiono la grande solitudine che vive ogni genio.

“Zadriskie Point”Tutto è sbagliato: l’approccio con la psicologa sbadata e poco professionale, il trauma dovuto alla lettura del libro Cuore e delle favole che tutti conosciamo, che attraverso i loro tragici risvolti influenzano quest’uomo; mentre mostri, personaggi di Disney, supereroi e di guerre stellari sbucano fuori inaspettati. Materializzazione dei suoi problemi irrisolti.

Vediamo apparire alla velocità della luce improbabili e fugaci personaggi come ballerine, agenti segreti, venditori ambulanti, crociati, antichi romani, ninja, duellanti settecenteschi, nuotatori, ciclisti, che poco c’entrano con la storia ma che forse in qualche modo rappresentano i fantasmi interiori del protagonista, volutamente rappresentati buffi perché divenuti inoffensivi.

Ho pensato per un solo momento se tutto questo spettacolo fosse rappresentato in chiave drammatica… sarebbe oltremodo disturbante! Meglio così, allora, una chiave indolore per affrontare la pazzia che ogni genio ha in sé.

Difficile poter parlare di tutti gli attori singolarmente (anche perché si confondono tra loro con i vari travestimenti). Gli unici che conosco personalmente sono Giulia Zadra, l’incantevole e bravissima figlia di Marco, la deliziosa collega Silvia De Vittorio e il simpaticissimo José de La Paz, che altre volte ho visto sul palco con Marco. Per il resto, posso dire che il cast si rivela affiatato e complice, altrimenti quei cambi di scena forsennati al limite dell’umano non sarebbero possibili.

Marco e il suo gruppo hanno dimostrato di saper gestire una proposta complessa ed articolata come questa, padroneggiando anche i piccoli inevitabili imprevisti e riuscendo anche con questi a divertire gli spettatori.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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