Aula Gotica del Complesso dei Santi Quattro Coronati Roma

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Il salone gotico si trova al primo piano della Torre Maggiore. Era l’ambiente più prestigioso del palazzo cardinalizio eretto dal vicario Stefano Dei Conti di Segni, nipote di Innocenzo III, cardinale di S. Maria in Trastevere, nominato Vicarius Urbis nel 1245).

Qui si svolgevano ricevimenti e si gestiva la giustizia. L’importante monumento ha delle pregiate e per Roma rare forme architettoniche gotiche: uno spettacolare ciclo pittorico. Scoperto solo nel 1995, venne subito sottoposto a un lungo e delicato restauro durato dieci anni, atto a restituire all’opera tutta la sua bellezza, per secoli rimasta nascosta sotto svariate maldestre tinteggiature che l’avevano completamente nascosta.

Fu un caso, o meglio un intuizione di uno studioso, la dottoressa Francesca Matera, che ritenne improbabile che in un salone così importante, fosse disadorno, completamente privo di qualsiasi abbellimento.

Fu così, che con delicatezza si cominciò a grattare una parte della sala, dove con più probabilità, se ci fossero state, sarebbero apparse delle decorazioni. Grande fu lo stupore quando dalla polvere dell’ intonaco comparvero le prime figure con ancora i loro stupendi colori cangianti.

Il salone che misura 9 x 17,50 m ed è alto 11,50 m; è diviso, tramite un arco in conci di peperino, in due campate coperte da volte a crociera su capitelli pensili di pietra bianca.

Sulle pareti si aprono porte e finestre, alcune posteriori alla costruzione del palazzo che hanno purtroppo mutilato alcuni affreschi. Sempre nel XIII secolo, il salone fu messo in collegamento con altri ambienti tramite un lungo corridoio illuminato da una serie di finestre ad archi gotici intreccianti (Sale delle Pentafore).

Gli affreschi rivestivano tutte le pareti dell’ambiente, in basso dovevano esserci finte tarsie marmoree o drappi, mentre le lunette e le volte avevano dipinte delle raffigurazioni. Le lunette erano divise in due campi da una cornice a mensole tempestate da pietre preziose, su cui apparivano degli uccelli; invece all’imposta delle volte, sopra dei capitelli, venivano raffigurati dei telamoni nell’atto di sorreggere la struttura.

La lettura delle rappresentazioni segue un preciso ordine che va dalla campata sud a quella nord, dal campo inferiore a quelli superiori fino al culmine della volta. Dall’interno di ogni registro nella campata sud si procede in senso antiorario e in quella nord in senso orario: una lettura complessa e simbolica, ma ben leggibile da parte di un pubblico colto ed istruito come quello che firmava la Curia romana del tempo.

Nel primo registro della campata sud sono rappresentati i mesi dell’anno, ognuno con la sua personificazione, accompagnata dall’illustrazione delle attività specifiche praticate in quel mese. Nelle fasce decorative sono dipinti dei fanciulli che indossano un mantello.

Nella fascia superiore si trovano le personificazioni delle arti liberali: Grammatica, Geometria, Musica, Matematica e Astronomia, raffigurate come delle fanciulle che danzano intorno a figure sedute su un trono, queste rappresentano degli uomini illustri che le hanno esercitate (i nomi di questi personaggi purtroppo sono scomparsi). Sopra i telamoni troviamo raffigurate le stagioni con sembianze di uomini di diverse età affiancati dai venti. Purtroppo la decorazione della volta di questa campata è quasi del tutto scomparsa, ma si scorgono ancora un paesaggio marino, alcuni segni zodiacali e la costellazione di Andromeda.

Nel registro inferiore della campata nord invece ci sono le personificazioni delle Virtù e delle Beatitudini, queste hanno sembianze di donna in abito militare che ne rappresenta la forza esercitata per contrastare il male. Ognuna ha sulla spalla un personaggio del Vecchio o del Nuovo Testamento o un santo che si è distinto per fermezza in una delle virtù rappresentate.

Ogni donna calpesta due figurine che simboleggiano il vizio opposto alla loro virtù e un personaggio noto per quel vizio. Al centro delle raffigurazioni c’è Salomone, il giudice per eccellenza.

Nel registro superiore dovevano esserci altre figure tra le quali restano Mithra che uccide il toro, che seppur figura pagana è comunque la personificazione del Sole (Cristo) e della Luna (Chiesa).

Gli affreschi fanno parte di un unico ciclo pittorico eseguito fra il 1235 e il 1247 per opera di diversi artisti, alcuni dei quali sono gli stessi che eseguirono i dipinti nel Sacro Speco di Subiaco (1228) e della cripta del Duomo di Anagni (1227-1231 o 1250).

Nei dipinti dell’Aula Gotica si individuano più mani tra le quali quella del Maestro Ornatista e quella del Terzo Maestro e forse anche di Giunta Pisano, attivo a Roma nel 1239.
Gli affreschi del salone, insieme a quelli della Cappella di S. Silvestro, sono la testimonianza di un momento prolifico per la pittura romana, dove la riscoperta della classicità antica, quella bizantina e romana si fondono con l’arte gotica.

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