Casino Massimo Lancellotti – Villa Giustiniani Massimo Roma

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Il Casino è stato edificato nel 1605, su un terreno che ospitava originariamente una vigna dal marchese Vincenzo Giustiniani principe di Bassano. A progettarlo fu l’architetto Carlo Lambardi.

Il Casino è sviluppato su due piani e ha una loggia aperta su un grande giardino alberato, che ospita una fontana con grande vasca e una grande statua che rappresenta l’imperatore Giustiniano da cui i Giustiniani pretenderebbero di discendere.

La statua è composta da un torso acefalo e assemblata con vari altri pezzi di altri reperti archeologici, tra cui una testa che riprende i tratti di Marco Aurelio giovane. Lo stile della villa è quello del gusto tardo manierista romano.

In seguito il figlio del marchese, Andrea Giustiniani, fece inserire nelle facciate alcuni bassorilievi e sarcofagi di epoca romana, sculture e stucchi, molti di quali ormai dispersi in vari musei. In un basso rilevo posizionato sul lato sinistro dell’edificio in alto, si riconosce una tauroctonia con l’inconfondibile dio Mithra che uccide il toro.

Nel 1802 il complesso venne ceduto al nuovo proprietario Carlo Massimo, che abbellì gli interni del Casino facendo affrescare le tre sale al pianterreno con scene tratte dai capolavori di Dante, Ariosto e Tasso.

Il compito fu affidato ad un gruppo di pittori del nord Europa noti come “Nazareni”. Così soprannominati a causa del loro stile di vita e dal loro aspetto: con le lunghe capigliature e le barbe incolte venivano associati a Gesù di Nazareth. Furono loro ad eseguire questi capolavori ispirati perlopiù al medioevo, più precisamente al periodo tardo Quattrocentesco.

I Nazareni erano tutti cattolici dalla nascita o convertiti al cattolicesimo. Erano artisti ribelli ed innovativi, che si distaccavano dal classicismo accademico, preferendo prendere ispirazione da grandi artisti del passato, come Giotto, Raffaello e Michelangelo.

Il Casino rappresenta e conserva la testimonianza della loro attività artistica a Roma, molto raffinata ed originale si ispirava alla letteratura italiana.

La stanza di sinistra è dedicata a Dante e alla Divina Commedia. Troviamo illustrato un suggestivo inferno popolato da spaventosi demoni e mostri che infieriscono sui dannati tra cui si riconoscono il Conte Ugolino, Adriano V, re Ugo Caputo, l’ Arcivescovo Ruggeri ed altri.

Philipp Veit dipinse il Paradiso sulla volta, mentre Joseph Anton Koch realizzò sia l’Inferno che il Purgatorio che prende posto sulle altre pareti della stanza. Ovviamente troviamo rappresentati anche Dante, Virgilio, Beatrice, Minosse…

Nella stanza centrale, quella di ingresso dedicata ad Ariosto ed affrescata da Julius Schnorr von Carolsfeld (1822-27), sono raffigurate molto realisticamente delle battaglie tra soldati cristiani e mussulmani in armatura, ispirate alle storie dell’ Orlando Furioso.

Tra le varie scene è rappresentata quella della scoperta dell’amore tra Angelica e Medoro da parte di Orlando, che poi perderà il senno per ritrovarlo infine sulla luna.

Altri episodi sono ispirati alla Gerusalemme liberata del Tasso, e si trovano nella stanza di destra, quella realizzata da Johann Friedrich Overbeck con gli interventi del boemo Führich (1819-27). Qui troviamo anche la rappresentazione delle sofferenze amorose di Armida e Rinaldo, Olindo e Sofronia e Tancredi e Clorinda.

Alla morte del marchese Massimo, il Casino fu ereditato dal fratello Massimiliano e dalla cognata Cristina di Sassonia, che fece ritoccare alcune scene di nudo ritenendole troppo spinte.

Nel 1871 l’edificio passò nuovamente di proprietà, stavolta ai Lancellotti.

Durante l’occupazione tedesca di Roma, il Casino ospitò il comando della polizia tedesca che operava nella vicina prigione di via Tasso, facilmente raggiungibile da un’altra entrata posta proprio su quella triste via. L’edificio dal 1947 è divenuto di proprietà della delegazione Francescana di Terra Santa. I frati hanno poi aggiunto alla struttura due nuove ali laterali.

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