Chiesa di San Cesareo de Appia Roma

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Erroneamente conosciuta come San Cesareo in Palatio, la chiesa è sita nel rione Celio, presso porta San Sebastiano

Il santo titolare è san Cesareo, diacono e martire di Terracina. La chiesa è l’unica superstite delle tante dedicate in età tardoantica e medievale a questo santo. Il diacono era nato a Cartagine ed era discendente della nobile gens Iulia. Fu martirizzato durante i primi secoli del cristianesimo a Terracina dopo essere stato chiuso in un sacco e gettato in mare.

Fu l’imperatore Valentiniano I alla fine del IV secolo a portare le sue reliquie in città, in quello che sarà l’ oratorio eretto in suo onore sul colle Palatino. Cesareo fu uno dei santi martiri più amati e venerati di Roma, il nuovo “Cesare cristiano”, protettore della famiglia imperiale che si era convertita al cristianesimo.

Dal XIII secolo le sue spoglie sono custodite in un’ urna posta sotto l’altare maggiore della basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Il suo culto è ancora oggi molto diffuso nel mondo.

La chiesa in questione risale all’VIII secolo e fu costruita sui resti di edifici romani preesistenti, oggi visibili nei sotterranei.

Nelle fonti medievali è citata come San “Cesareo in Turrim”, così denominata per la vicinanza a delle torri, di cui la zona era ricca. Nel XVI secolo compare invece con il nome di “San Cesareo in Palatio”. Questo creò una certa confusione con l’omonima chiesa del rione Campitelli.

Nel corso dei secoli l’edificio passò di mano diverse volte e venne più volte ristrutturata. Nel XIV secolo fu affidata ai Crociferi che vi impiantarono un ospedale per accudire i pellegrini che giungevano a Roma entrando dalla vicina porta San Sebastiano.

In seguito fu gestita dalle monache Benedettine, mentre nel XV secolo fu affidata alla vicina chiesa di San Sisto Vecchio e poi a quella dei Santi Nereo e Achilleo. Nel XVI secolo la costruzione subì un restauro completo ad opera del Cavalier d’Arpino, poi venne affidata ai padri Somaschi.

Nello stesso secolo furono qui trasferiti dalla Basilica di San Giovanni in ristrutturazione, i mosaici del XIII secolo insieme ad altri arredi architettonici come le transenne decorate in stile cosmatesco, l’altare, l’ambone e la cattedra.

Assolutamente rilevante è l’ambiente di età imperiale del II secolo d.C. che rimane sotto la basilica. Si tratta di un complesso termale di cui rimane ormai solo un esteso pavimento a mosaico con motivi marini, oggi non visitabile perché soggetto a restauro.

La facciata della chiesa è semplice e austera. Ha un portone d’accesso preceduto da un protiro, ovvero un breve corridoio con colonne in granito. L’interno si presenta a navata unica con poche colonne e alcune decorazioni plastiche, lesene e ampie quadrature cieche. Sulle pareti laterali, tra le finestre, vi sono le opere eseguite dal Cavalier d’Arpino, che ritraggono alcune scene della vita di san Cesareo.

Nel catino absidale c’è invece uno splendido mosaico che raffigura Dio fra gli angeli.

L’edificio presenta le forme classiche dell’inizio del XVII secolo, che presero forma dai restauri sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini, che aggiunse alla struttura l’elegante soffitto a riquadrature dorate su uno sfondo azzurro e in cui si trova incastonata l’ insegna di papa Clemente VIII.

Gli arredi medievali del presbiterio sono legati alla tradizione e alle radici cristiane, qui conservate dal XVI secolo per volere del cardinale e storico Cesare Baronio, che riportano inevitabilmente alla cultura del periodo della Controriforma.

Sulla cantoria alla sinistra del presbiterio si trova un organo a canne di recente fabbricazione, risale infatti alla fine degli anni Novanta.

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