Via dei Vascellari, il nome si potrebbe pensare che derivi dai vascelli del porto invece prende il suo nome dagli artigiani (“vasellai”) che costruivano i vasi di terracotta (detti anche “vaselli”, piccoli vasi) ed avevano qui le proprie botteghe.
Inoltre nel Medioevo questa zona era denominata “dei Boccalari (fabbricanti di boccali) a Ripa”, a dimostrazione che il nome deriva proprio dagli artigiani che l’abitavano.
Al civico 61 di questa via è situato palazzo Ponziani risalente all’epoca medioevale (fu costruito intorno al Trecento) dove visse e morì Francesca Bussa, ovvero S. Francesca Romana o, come veniva chiamata a Roma, “Ceccolella”. Francesca a 12 anni sposò Renzo Ponziani, della ricca famiglia di “macellari” romani, e qui visse insieme ai suoceri ed al cognato Paluzzo, sposato con Vannozza De Felicibus.
Fu un matrimonio di interesse ed infatti il suo unico pensiero fu quello di compiere opere di bene insieme alla cognata Vannozza. Il palazzo divenne, per questo, un ritrovo per poveri ed affamati e ciò generò conflitti con il marito e con il suocero, ma la nascita di tre figli (solo uno però sopravvisse: Battista) allietò la famiglia. Francesca nonostante la sua devozione come madre e moglie fondò anche la comunità religiosa delle Oblate di Monte Oliveto dove si ritirò dopo la morte del marito. Francesca era convinta che non sarebbe più tornata a palazzo Ponziani, ma dovette invece farvi ritorno per assistere il figlio malato di peste.
Lei stessa si ammalò di peste e morì pochi giorni dopo aver guarito il figlio nel palazzo dove ella non avrebbe voluto far ritorno. Alla sua morte il palazzo passò in eredità al figlio e quindi alla nipote, Vannozza, che lo portò in dote sia al primo marito Mattia Muti che al secondo, Giovanni Battista Forteguerri, che piazzò il suo stemma all’angolo dell’edificio con via dei Salumi, tuttora perfettamente visibile. Il palazzo passò in seguito agli Altieri, sotto i quali divenne gradatamente un granaio, finché nel 1799 fu concesso al sacerdote don Gioacchino Michelini, parroco della chiesa di S. Salvatore, che lo trasformò in ricreatorio per i ragazzi poveri di Trastevere. Successivamente il sacerdote convertì il ricreatorio in luogo di adunanze per esercizi spirituali chiamati “mute”, da praticare per otto giorni, come preparazione alla Prima Comunione.
Si chiamò Opera Pia di Ponterotto, dal vicino ponte Senatorio, ed arrivò ad ingrandirsi, alla morte del suo fondatore don Gioacchino quando l’Opera Pia fu diretta da monsignor Belisario Cristaldi, con l’acquisizione di una casa attigua di proprietà delle sorelle fiorentine Rilli. Attualmente l’Opera Pia ha mutato nome in Casa di S. Francesca Romana e funziona come pensionato per studenti e pellegrini. Al civico 44 possiamo notare una bella costruzione a torre, l’edificio custodisce anche una bella statua della Madonna denominata “Madonna dell’Immacolata” ed una lapide in memoria del partigiano Ciai Maitardi che vi nacque e che così recita: “NEL GIORNO CHE VIDE NASCERE LA REPUBBLICA ITALIANA TRASTEVERE ONORA IL PARTIGIANO OMERO CIAI (MAITARDI) CADUTO A SESTRI LEVANTE PER LA LIBERTÀ D’ITALIA”.
All’angolo della via con via dei Salumi si trova l’antica chiesa, oggi sconsacrata, di S. Andrea dei Vascellari. Nel 1574 la chiesa fu affidata all’Università dei Salumieri, nel 1666, restaurata, fu affidata alla Confraternita dei Vascellari divenendo così oratorio con il nome di “S. Andrea dei Vascellari”. Dopo il 1942, quando la Confraternita si sciolse, l’oratorio fu sconsacrato ed adibito ad usi civili, mentre gli arredi furono trasferiti nella vicina chiesa di S. Cecilia. Durante la ricorrenza del “Corpus Domini” da qui partiva la cosiddetta Processione dei Bucaletti (i caratteristici boccali di coccio fabbricati dai vascellari, promotori della processione) durante la quale si trasportava la “Madonna del Carmine”, ovvero la stessa della “Festa de Noantri”: la processione fu vietata da papa Gregorio XVI nell’Ottocento a causa delle frequenti risse ed accoltellamenti che avvenivano alla fine, causate probabilmente dalle enormi quantità di vino che venivano distribuite.
L’oratorio oggi è sede di una falegnameria.