Quest’isola si trova al centro del Tevere in un tratto molto vicino a Trastevere e al ghetto ebraico.
Il nome Tiberina viene dal latino Tiber= Tevere.
La leggenda vuole che i Romani nel 510 a.C. stanchi dei soprusi di Tarquinio il Superbo l’ultimo re di Roma distruggessero i suoi terreni e gettassero il suo raccolto nel fiume. Scorrendo verso il mare secondo la tradizione, i cumuli pare si fermarono in questo punto di Roma e nel tempo si formò con l’accumulo di sedimenti l’isola come la vediamo oggi.
Risale al 292 a.c. il tempio di Esculapio costruito su quest’isola.
La leggenda vuole che un sacro serpente legato a questa divinità della medicina fosse portato a Roma per debellare un’epidemia.
Mentre era trasportato su una barca risalendo il Tevere pare sia fuggito e qui si sia rifuggiato.
I Romani interpretarono questo fatto come una chiara volontà del dio di volere qui risiedere e costruirono per lui un tempio.
I ponti ancora oggi percorribili sono il Fabricio e il Cestio che collegano questo lembo di terra alle due rive.
Guardando l’isola con attenzione, ancora oggi si nota la forma di nave che i romani le diedero.
Sul tempio di Esculapio oggi sorge la chiesa di San Bartolomeo, voluta da Ottone III nel X secolo, al suo interno sono raffigurati in quattro nicchie San Bartolomeo, San Paolino da Nola, San Francesco d’Assisi, e San Giovanni di Dio.
Sempre all’interno c’era una sorgente ritenuta miracolosa dai Romani, oggi purtroppo chiusa perchè trovata inquinata.
Nel 1113 fu aggiunto alla chiesa un campanile voluto da papa Pasquale II.
È invece del XIII secolo la raffigurazione della Madonna con il bambino conosciuta come ‘Madonna delle Mole’, perchè posta proprio su
una mola.
Del 1557 la ‘Madonna della Lampada’, figura legata all’ inondazione di quell’anno e chiamata così perchè per tutta la durata dell’ esondazione rimase accesa una lampada come buon auspicio e per ingraziarsi la Madonna posta proprio su quest’icona.
All’ interno della cappella si può trovare una palla di cannone sparata durante l’assedio francese del 1849.
È ancora qui conservata a ricordo del fatto che nonostante i numerosi presenti nessuno si fece male.
Risale al XVII secolo l’usanza dei Sacconi Rossi di Santa Maria dell’ orto, che commemorando i morti affogati nel Tevere, mettono in atto una processione che parte dalla chiesa di San Bartolomeo dopo il tramonto il 2 novembre (giorno deputato al ricordo dei morti) e con delle torce accese terminano la cerimonia sul fiume con deposizione di fiori e la benedizione delle sue acque.
La confraternita di volontari nacque per raccogliere e seppellire i poveri disgraziati morti affogati nel Tevere.
Tra le strutture del moderno ospedale Fatebenefratelli ci sono i resti di due templi romani, uno dedicato a Fauno l’altro a Veiove.
Al centro dell’isola vi era un obelisco che scomparso venne rimpiazzato da una colonna sulla quale veniva scritto il nome di chi non aveva seguito il precetto pasquale.
La colonna fu’ abbattuta in un incidente dall’urto di un carro e trasferita nella chiesa.
Ancora oggi è affascinante vedere l’isola di notte, o durante la piena del fiume che arriva a lambire le mura dell’ospedale.
Asclepio o Esculapio
Nome che deriva dalla mitologia Greca, adottato poi anche dalla cultura latina.
Semidio, mortale, figlio di Apollo e legato alla cura di malattie.
Diverrà poi dio della medicina, gli verranno dedicati molti templi come quello a Roma sull’isola Tiberina.
Divinità molto amata dalle genti antiche perchè benevola verso gli infermi.
Venerato e pregato per ottenere guarigioni, ma anche invocato dai negromanti per riportare in vita i morti. Diana di Nemi ricorrerà a lui per riportare in vita l’amato Ippolito/Virbio.
È inoltre protettore dei serpenti, infatti si trovano sempre raffigurati in ogni sua raffigurazione.
Secondo una leggenda Apollo si innamorò di Coronide, ebbe con lei una relazione, poi andando via lasciò a guardia della donna un corvo.
Coronide però volle sposarsi con Ischys, il corvo allora volò da Apollo ma lo avvertì troppo tardi quando ormai Coronide era già in cinta del suo nuovo amore.
Apollo quindi tramutò per punizione il corvo che dal suo candido colore bianco divenne di colore nero, proprio come lo conosciamo oggi.
In seguito Artemide (Diana) uccise Coroide per punirla dell’affronto fatto al fratello Apollo, ma il neonato (Asclepio) fu però salvato.
Asclepio ricevette da Atena il sangue della Gorgone Medusa, cosicchè secondo il mito, dal suo lato sinistro sgorgava un sangue portatore di sventure, dal suo lato destro un sangue capace di guarire le ferite, le malattie e resuscitare i morti.
Intervenne Zeus (Giove), che vedendo diminuire nell’Ade l’afflusso di morti, temette un calo della fede tra gli uomini nei confonti degli dei, visto che grazie ad Esculapio ormai tutti potevano divenire immortali e fulminò con le sue saette il povero Esculapio.
Apollo però si sentì oltraggiato dal comportamento di Zeus e per ritorsione uccise i tre ciclopi che forgiavano le sue saette.
Per ristabilire l’ordine Zeus decise di rendere immortale Asclepio e renderlo una divinità legata alla medicina.
Una costellazione porta oggi il suo nome.
Ad Esculapio vengono atribuiti dai due a cinque figli, ovviamente tutti con poteri inerenti al campo medico.
Il serpente è a lui sacro perchè rappresenta il simbolo della rigenerazione (per la frequenza con cui si rinnova, ovvero cambia la sua pelle).
È rappresentato sempre in sua compagnia, vicino al bastone dai poteri magici al quale Esculapio si appoggia. Nel 291 a.c. dopo consultati i libri Sibillini a causa di una peste che affliggeva Roma, il senato mandò una delegazione ad Epidauro per richiedere la statua del Dio da portare in città.
Mentre la barca risaliva il Tevere, il serpente a lui sacro imbarcato su di essa fuggì approdando sull’isola Tiberina.
Questo episodio fu’ interpretato come un segno, infatti qui fu’ poi costruito il tempio dedicato al Dio.
Fu’ venerato e pregato durante l’ epoca romana, si credeva che chiunque fosse stato malato e avesse dormito nel suo tempio, al suo riveglio si sarebbe scoperto guarito.
Infatti molti romani lasciavano qui i loro schiavi malati nella speranza di riaverli poi guariti (senza dover spendere dei soldi con medici o medicine).
Tornavano quindi a riprenderli una volta guariti o li abbandondonavano sull’ isola se rimanevano malati.
L’imperatore Claudio per frenare questa consuetudine emanò una legge che dichiarava libero ogni schiavo malato qui abbandonato. Considerato un uomo libero i suoi padroni quando fosse guarito non avrebbero potuto rivendicarlo come loro proprietà.
Ancora oggi sull’isola Tiberina ci sono i resti del tempio di Esculapio inglobati nella chiesa di San Bartolomeo, voluta da Ottone III nel X secolo, del XIII secolo sono la Madonna con il bambino in essa raffigurati. E’ del 1583 invece l’ ospedale Fatebenefratelli ancora oggi funzionante a confema della vocazione sanitaria della piccola isola.
Nel medioevo alcuni alchimisti hanno ritenuto i serpenti di Esculapio una metafora simbolica che vedeva racchiusa in essa l’unione degli opposti.
Per tradizione nel medioevo i dottori portavano una canna quale distintivo della loro professione ad imitazione della divinità e molti attribuivano alla verga poteri terapeutici. Dall’antichità ad oggi i due serpenti e il bastone (caduceo) rappresentano ancora il simbolo della medicina e lo troviamo spesso raffigurato nelle insegne delle farmacie.
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