di Lisa Ginzburg
Collana: Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile
pp 96 • f.to 11,8×18,5
brossura con bandelle – fogli intonsi
€ 12,00
Una riflessione sull’esilio e su un desiderio di ritorno che non vuole avverarsi. Che parla di quanti vivono lontano, e non riescono a tornare.
E di tutti gli altri, che in un tempo sobillato da un inconsistente vuoto, sentono di voler tornare a casa, in una casa che però non c’è più.
C’è una linea che lega i percorsi di Anna Maria Ortese, Nikolaj Gogol’, James Joyce o Jean Rhys quando, lontani dalla propria terra, si confrontavano con la scrittura e la creatività.
Di questi precedenti si puntella il percorso di una scrittrice italiana residente all’estero, nel tentativo di venir fuori dal dilemma mentale di cui si sente prigioniera: voler ritornare, ma senza riuscirci. Una riflessione particolarmente significativa in un mondo ossessionato da un’unicità geografica costruita con l’idea di non dover mai perdere l’orientamento. Ma il rischio, ormai, è che dovunque ci si trovi, non ci sia più alcun luogo in cui poter tornare.
Il mio paese mi piace di più; molto di più. La luce è calda, familiare – e galvanizzante, che regala maggiore intensità a tutto. La vita culturale mi sembra più movimentata, interessante, mentre in nessun modo riesco ad appassionarmi a quella del paese straniero in cui abito. Sento gli amici di laggiù più affettuosi, solleciti, vicini. E l’aria, il clima, i cibi, le facce, tutto più caldo, gioioso, accogliente. Eppure non torno. Aspetto, indugio, procrastino. Perché?
Lisa Ginzburg è nata a Firenze, vive e lavora a Parigi. Tra i suoi libri: Colpi d’ala (Feltrinelli, 2006), Malìa Bahia (Laterza, 2007), Per amore (Marsilio, 2016), Spietati i mansueti (Gaffi, 2016).
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