I falò dei libri del poeta con il golpe di Pinochet e tanto altro nella conversazione con Diana Romersi nel giardino della Biblioteca del comune in cui nel 1465 fu stampato il primo libro in Italia.
Organizzazione del Premio letterario Subiaco Città del libro e di Fieramente il libro, con Antonello De Angelis. Collaborazione di Portiamo Libri aperti con Claudio Madau e della libreria Mondadori Point Subiaco. Libro pubblicato da Chiarelettere
È una storia tutta da scoprire quella che Roberto Ippolito rivela con il suo libro “Delitto Neruda”, pubblicato da Chiarelettere. Conversando con la giornalista Diana Romersi, lo presenta a Subiaco nel giardino della Biblioteca Comunale, in Viale della Repubblica 26, alle 18.00 di sabato 4 luglio 2020. La città culla del libro appare come un luogo simbolo: a Subiaco, nel monastero benedettino di Santa Scolastica, nel 1465 fu stampato il primo libro in Italia, il “De Oratore” di Cicerone.
Luogo dunque dove il libro è storia e dove, però, anche i violenti oltraggi ai libri devono essere conosciuti: Roberto Ippolito con un intero capitolo racconta in tutti i particolari come le opere del poeta cileno Pablo Neruda siano state gettate e incendiate nei falò per le strade con il golpe di Augusto Pinochet in Cile.
La presentazione di “Delitto Neruda” alla Biblioteca Comunale di Subiaco è organizzata dal Premio letterario Subiaco Città del libro e da Fieramente il libro, con Antonello De Angelis, con la collaborazione di Portiamo Libri aperti con Claudio Madau e la libreria Mondadori Point Subiaco. Nel giardino, all’aperto, i posti sono distanziati con il rispetto delle regole per la sicurezza sanitaria.
Sulla copertina di “Delitto Neruda” si legge: “Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet”. E sulla fascetta ci sono le parole del nipote Rodolfo Reyes: “Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo”.
A Subiaco, nella conversazione con Diana Romersi, viene proposta in modo appassionante una tragica pagina dei nostri tempi, messa insieme in ogni dettaglio: Cile, 11 settembre 1973, l’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, la fine di un sogno; le case di Pablo Neruda devastate; ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal colpo di stato che depone l’amico Salvador Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.
Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, che viene illustrata nel giardino della Biblioteca Comunale, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.
Il libro è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.
Quando subisce una perquisizione a Isla Negra tre giorni dopo il golpe, Neruda dice a un ufficiale: “Cerchi pure, capitano! Qui c’è una sola cosa pericolosa per voi!”. “Cosa?”. “La poesia!”.
“Delitto Neruda” raccoglie i forti apprezzamenti di tutti gli ambienti culturali. Quelli degli scrittori Giancarlo De Cataldo e Diego De Silva, lettori in anteprima, sono sulla quarta di copertina Dice De Cataldo: “Chi uccide un poeta uccide la libertà. Roberto Ippolito firma un’inchiesta stringente e appassionante sulla misteriosa morte di Pablo Neruda”. Osserva De Silva: “Ippolito raccoglie i fatti e li processa, li ricompone, li inchioda. Sembra di essere davanti a una fedele applicazione del principio pasoliniano del sapere fondato sulla ricerca intellettuale. Solo che qui ci sono anche le prove”.
Roberto Ippolito, scrittore e giornalista, conoscitore del mondo letterario, organizza eventi che portano la cultura fra la gente nei luoghi più vari: centri commerciali, mondiali di nuoto, navi, aeroporti, scuole, pullman (per il giro a tappe “conPasolini”), musei, siti Unesco.
Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”, con attenzione ai grandi fatti globali. È stato editor del Festival dell’economia di Trento. Ha dato vita al “Tour del brutto dell’Appia Antica”. È stato direttore della comunicazione di Confindustria e direttore delle relazioni esterne dell’Università Luiss di Roma, dove ha insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.
Autore di libri d’inchiesta di successo, ha pubblicato “Evasori” (Bompiani 2008), “Il Bel Paese maltrattato” (Bompiani 2010) e, con Chiarelettere, “Ignoranti” (2013), “Abusivi” (2014) ed “Eurosprechi” (2016).
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