L’addio alla mamma ad Auschwitz: Edith Bruck conversa con Roberto Ippolito mercoledì 2 febbraio
Alle 18.00 nella libreria romana Nuova Europa I Granai presenta per la prima volta “Lettera alla madre”, il libro appena uscito con La Nave di Teseo. La pena di sopravvivere dal giorno della morte nella camera a gas quando lei aveva tredici anni
Il tormento di tutta la vita. “Il troppo breve tempo passato insieme è un legame indissolubile, ma anche un’estraneità a volte insopportabilmente dolorosa” scrive Edith Bruck in apertura di “Lettera alla madre”, il libro appena uscito con La Nave di Teseo. Conversando con Roberto Ippolito, lo presenta per la prima volta mercoledì 2 febbraio 2022 alle 18.00 nella libreria romana Nuova Europa I Granai, in via Mario Rigamonti 100. È il culmine degli eventi che accompagnano le celebrazioni della Giornata della Memoria.
Proprio nel corso della Giornata, giovedì 27 gennaio, lei ha donato una copia di “Lettera alla madre” a Papa Francesco che è andato a trovare a Casa Santa Marta, in Vaticano, dopo la sorprendente visita ricevuta nella sua abitazione un anno fa.
Edith Bruck, novantenne ungherese naturalizzata italiana, aveva compiuto tredici anni da nemmeno un mese quando nel campo di sterminio nazista di Auschwitz fu separata dalla mamma ebrea e portata nella direzione opposta alla sua: “Né tu né io sapevamo che tu andavi nel gas e io ai lavori forzati, verso una probabile sopravvivenza che chissà come e perché s’è avverata”.
L’angoscia intima, ma non solo quella strettamente personale, è al centro del dialogo in programma alla Nuova Europa I Granai con Roberto Ippolito, autore di libri di inchiesta ultimo dei quali “Delitto Neruda” (Chiarelettere): “Un solo giorno ad Auschwitz è diventato l’eternità”. Con una scrittura limpida anche se senza respiro, Edith Bruck intreccia le sue riflessioni: “Che pena, mamma, che pena, tu credi sia facile essere una sopravvissuta?”.
Ma contemporaneamente “ciò che mi duole è la tua vita e la tua morte”. La vita “di una povera ragazza ebrea di campagna che aspettava il Messia, pregava e sfornava figli voluti da Dio”, convinta dell’esistenza sempre di un disegno divino, anche per la sofferenza da sopportare. Incalzandola pagina dopo pagina, viene dichiarata la lontananza dalla sua fede: “Mai e poi mai potrai convincermi” che l’orrore come Auschwitz “era voluto da Dio”. E allora perché? Perché?
“Non so, mamma, perché vivo proprio io e non tu che avresti pregato per tutti?” chiede Edith Bruck, finalista lo scorso anno con “Il pane perduto” al Premio Strega e vincitrice dello Strega Giovani. “Lettera alla madre” pubblicato dalla Nave di Teseo e presentato alla Nuova Europa I Granai è la riedizione del libro concepito dopo la morte di Primo Levi, “lo scrittore amico sopravvissuto” e “testimone più ascoltato, amato stimato letto” che si tolse la vita. Ricordandolo più volte, Edith Bruck si chiede cosa l’avesse “ferito di più, il passato o il futuro”, “Auschwitz o coloro che lo negano”, e “da quale fantasma stava fuggendo”.
Nella “Lettera alla madre” c’è anche il grande amore per la poesia coltivato sin da piccola: mamma, “tu non sai quanta verità può contenere un solo verso, una sola parola”. Nella conversazione di mercoledì 2 febbraio, Roberto Ippolito pone l’attenzione anche sulla raccolta di poesie di Edith Bruck “Tempi”, edita da pochi mesi ugualmente dalla Nave di Teseo: “Una vita non basta / o è troppo breve / se alla fine / si scopre / di non aver capito niente / né il mondo / né l’uomo”.
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