Una storia di assoluti in un’epoca dove il cambiamento è l’unica certezza
È possibile trovare qualcosa che somigli a un assoluto in una società liquida e senza forma? Da cosa si può partire per dare valore alla vita nel mondo del cinismo e dell’inconsistenza? Siamo al punto di crisi, e l’energia del Punto Zero, che suggerisce il titolo, è in fisica quantistica il campo vuoto dove si incontrano le molteplici potenzialità non ancora venute alla luce, quelle forse capaci di cambiare il mondo.
Cosa accade se due persone si incontrano esattamente al Punto Zero, dove Tutto e Nulla convergono?
Una giovane quarantenne a caccia di assoluti, amore assoluto, definizioni assolute, certezze, memorie fondanti, relazioni durature, tanto intrecciata alla sorte di Anna Karenina da fondersi quasi con lei, è alle prese con un viaggio tra presente e passato, tra l’onirico e il reale, senza alcun punto fermo (condizione ben resa dal linguaggio frammentario come lo è l’epoca in cui vive). Frattanto un Coro greco, che sembra uscire direttamente dal passato cerca di indicare la via da percorrere, alla protagonista ma anche al lettore.
Emma, la protagonista, cerca se stessa e il senso del mondo che la circonda mentre la sua vita scorre dietro un’apparente normalità tra un lavoro che la assorbe, la figlia tanto amata, l’ex marito indolente e… Pietro, colui che apre lo squarcio tra realtà e immaginazione e la conduce, a sorpresa, a scoprirsi e a scoprire una verità osteggiata e scomoda.
Nascosto dietro la dimensione apparente del racconto di una relazione c’è il fantasma di una società “morente”, che ha perso qualunque riferimento. Da qui la ricerca dei valori e la necessità di ritornare ad una nuova epica dove l’individuo, pur rendendosi conto che non esiste qualcosa di solido e duraturo nella vita, decide di farne ugualmente parte assumendosene la piena responsabilità.
Un viaggio nel futuro che diventa passato, nella memoria che diventa presente, nella follia che diventa normalità: il mistero e l’atmosfera noir del testo sono scanditi da una dimensione visionaria del tempo, simbolo di una società che ha smarrito il contatto umano e in cui il virtuale ha sostituito, purtroppo, la vita reale.
Questi gli elementi di cui si nutre il nuovo romanzo di Chiara Tortorelli che indaga la psiche umana e il punto di smarrimento in cui è arrivata.
Attraverso questo romanzo e i colpi di scena, riaccenderemo la vita, la inseguiremo. E soprattutto la leggeremo in queste righe, fino ad assaporarne quasi fisicamente il senso.
Note biografiche
Chiara Tortorelli, creativa pubblicitaria ed editor, nasce a Prato ma vive a Napoli.
Nel 2004 la rivista letteraria Inchiostro pubblica il suo racconto Cecità, con alcune poesie partecipa e arriva prima allo Slam Poetry, organizzato dalla casa editrice Interrete a Napoli.
Negli anni successivi partecipa a diversi volumi fra cui Faximile (Frilli, 2004), Vedi Napoli e poi scrivi (Kairòs, 2006), Sangennoir (Kairòs), Dalla bocca del Vesuvio (Giulio Perrone).
Nel 2007 pubblica la raccolta di racconti La semplicità elementare dell’amore (Cento Autori).
Nel 2009 partecipa con quattro testi al progetto innovativo Enciclopedia degli scrittori inesistenti (I edizione Boopen LED, II edizione 2012 Homo Scrivens).
Nel 2013 partecipa al volume Storie di ordinaria resistenza (a cura di Armida Parisi, Homo Scrivens)
Nel 2014 pubblica Tabù (Homo Scrivens) e vince il Premio Megaris nella sezione racconti inediti.
Nel 2016 pubblica il secondo volume di Tabù (Homo Scrivens) con cui si classifica terza al Premio Iguana.
È ideatrice e coautrice della pièce teatrale Regine, per la regia di Giuseppe Bucci e l’interpretazione di Rosaria De Cicco.